recensione da
http://www.kronic.it/artGet.aspx?aID=2&sID=14836Gotthard
Domino Effect
di Marco Banfi
Il disco della consacrazione
Hard Rock: per i Gotthard, uno stile di vita, più che musicale. Ed infatti i ticinesi capitanati da Leo Leoni e Steve Lee sono sempre riusciti a trasporre completamente le loro convinzioni “etiche” in dischi di “vero” hard rock, di quelli che si sentivano due decenni fa.
E lo stesso si può dire di “Domino Effect”, un disco che si propone come la vera e propria consacrazione per i Gotthard: uno stile ormai definito e limato, fatto di grande feeling, di refrain ruffiani e di chitarroni quadratissimi, con la maturità derivante da anni di esperienza e da un numero di dischi ormai importante. Ciò si traduce in 14 brani di grande varietà, dai classici anthem da arena alle ballad strappalacrime, tradizionali grimaldelli per la conquista di dolci pulzelle nelle lunghe notti estive.
In generale, in un quadro di grande qualità generale, si segnalano la coinvolgente title-track ed i successivi mid-tempo “Falling” e “The Call”, oltre al crescendo finale degli ultimi sei brani, dall’ottima ballad “Letter to a Friend” a “Where Is Love When It’s Gone”, passando per la groovy “Come Alive”, “Bad to the Bone” e la trascinante “Now”.
Analizzato nel suo complesso, “Domino Effect” impressiona per l’ottimo bilanciamento, che fa sì che il disco, nonostante il considerevole numero di pezzi, si faccia ascoltare molto bene, senza mai stancare o indurre a saltare una traccia.
Nel complesso, uno dei dischi più riusciti di questa prima parte del 2007, dategli una possibilità!
altra recensione da
http://www.metallized.it/recensione.php?id=1478Gotthard - The Domino Effect
Anno: 2007
Genere: Hard Rock
Casa: Nuclear Blast
Autore: Francesco Gallina "Raven"
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Meglio mettere le carte in tavola da subito : la proposta musicale dei Gotthard non è mai stata in cima alla lista delle mie preferenze, per cui i lettori devono tenere conto di questo particolare nel valutare la recensione. Messo subito in chiaro questo punto fondamentale va detto che certamente questo lavoro di Leoni & C. contiene tutti gli elementi necessari a fare “sballare” i loro fans. L’ottavo album degli Svizzeri rappresenta infatti uno dei migliori della loro discografia, miscelando con gusto elementi più marcatamente Hard con altri dichiaratamente AOR, ma, per ciò che mi riguarda, è proprio qui che casca l’asino. Sarà perché all’epoca dell’esplosione di questo tipo di musica, il cui alfiere era un giovanissimo Bon Jovi, il sottoscritto era tutto preso da Venom, Bulldozer e roba simile, e quindi interpretò come “blasfemo” tutto quello che poteva contaminare la musica estrema con elementi spesso addirittura poppeggianti, (anche se , tecnicamente parlando, forse definire blasfemo l’AOR a confronto del Black può apparire singolare), ma ancora oggi, a quaranta anni suonati, i coretti facili facili, gli arrangiamenti troppo ammiccanti, le produzioni smorzate che vanno bene un po’ per tutti, mi stanno pesantemente sui cabasisi, (e che ha visto Montalbano sà di cosa parlo). Al di là di questo preambolo “ The Domino Effect” comincia alla grande, con un trittico costituito da “Master of illusion”, potentemente Hard ed imperdibile dal vivo, “Gone too far”, altrettanto Hard, ma più “costruita” e di classe, e “The domino effect”, un po’ più facile, ma ben riuscita. Quelle che non riescono a convincermi appieno sono le atmosfere troppo patinate, costruite, e giocate su tonalità volutamente d’effetto come quelle riscontrabili in “Fallin” o “The call”, fatte proprio per piacere, ricalcando smaccatamente, seppure con professionalità, sentieri già troppo battuti da gente come lo stesso Jovi, AC/DC, (“Heal me”), e , tanto per restare nell’ambito della nazione d’origine della band, dai dischi più Americani dei Krokus. Rispetto alle prove precedenti si riscontra forse una varietà compositiva un po’ maggiore, una attenzione aumentata verso gli arrangiamenti –ripeto, non tutti da me apprezzati- una resa acustica molto “cercata” in studio, (“The oscar goes to you”), e, me ne rendo conto, un impatto complessivo del CD più pesante rispetto al passato. Non di particolare rilievo i testi. Un disco quindi che , soprattutto dal vivo, sarà indubbiamente molto apprezzato da chi segue abitualmente il gruppo e che quindi non posso che consigliare loro. Per chi, come me, è normalmente orientato verso lidi più massicci e pesanti, bhè…..immagino che comunque sappiate cosa aspettarvi.